Alla riscoperta dei personaggi: incontro con Donald Soffritti

Emanuele: Ciao Donald, grazie per questo incontro. So bene che siamo, per te, in un periodo intensissimo di lavoro e non è stato facile trovare il tempo per questa intervista. Sei un fumettista molto prolifico: sei conosciuto dal pubblico come autore dello staff ormai storico di Topolino, e non solo. Entrasti infatti nelle scuderie Disney come inchiostratore nel 1997, per iniziare la carriera di disegnatore nel 1999 realizzando storie e copertine per "Topolino", "Minni", "Witch" e "Grandi Classici". Una domanda quindi è d'obbligo, per partire: qual è il personaggio Disney che preferisci? Quello con il quale ti trovi più a tuo agio, quello con il quale ti identifichi di più?

Articolo già pubblicato sul periodico Annuario del Fumetto n.27 del giugno 2024.

Donald: E' una domanda alla quale tempo fa ti avrei risposto in un certo modo... e più avanti nell’intervista ti dirò. Vorrei  fare prima una riflessione sull'argomento. Il Donald Soffritti prima del 2018 era un Donald Soffritti molto diverso da quello attuale, molto dinamico ma anche molto interpretativo. Con l’arrivo di Andrea Freccero come art director ho dovuto fare un doveroso passo indietro. La storia de "Il torneo delle cento porte" scritta da Marco Nucci e uscita in cinque puntate a partire dal "Topolino" numero 3368 uscita in edicola il 10 giugno 2020, è quella nella quale ho cambiato l'approccio ai personaggi. Prima che arrivasse Andrea, bene o male, ogni autore interpretava i personaggi in maniera estremamente personale. Graficamente il risultato poteva essere piacevole, ma topi e paperi si stavano umanizzando po’ troppo. I paperi sono paperi, hanno il sedere in fuori e stavano diventando sempre più eretti. Le caratterizzazioni, in questa continua ricerca di uno stile diverso dagli altri, andavano in quella direzione, stavano snaturando in maniera importante i personaggi stessi ed era necessario quindi fare un necessario passo indietro e riportare ordine.


Cover di Soffritti per Topolino n.3520 ©Disney

Emanuele: Vuoi dirmi che Donald Soffritti ha praticamente reinventato il proprio modo di fare fumetti?

Donald: Il Donald Soffritti di adesso ha questa mentalità qui. Nel senso che sto riscoprendo i personaggi da un altro punto di vista e tutte le volte è un piacere nuovo disegnarli. Sto ripartendo dalle basi. Per i paperi riparto da Barks o dall'eventuale altro creatore del personaggio stesso. Di recente, quando ho messo le mani su Pico De Paperis, che è un personaggio dalle potenzialità enormi, ho recuperato il Pico De Paperis dell'animazione e l’operazione ha avuto un buon successo di consensi, non immaginavo. Eravamo forse troppo abituati al Pico del maestro Cavazzano, che è bellissimo ma facente parte di un suo percorso artistico personale maturato negli negl’anni, in questa sua ricerca stilistica più fresca e moderna. Partire dalla sua caratterizzazione, già evoluta, si rischia di sfociare nel caricaturale. Quindi mi sono divertito a ripescare i model sheets originali, e ripartire da quelli, studiare la recitazione del personaggio basandomi sui cortometraggi Disney reperibili su youtube e devo dire che questa ricerca è stata molto illuminante. Chiaramente modernizzandolo un po’. Pico è un personaggio molto piacevole da disegnare, con le maniche della giacca apparentemente corte (ha le braccia lunghe), il gilet lungo quasi fino ai piedi, i polsini della camicia a vista, le rughe e le gambette corte. Davvero bello!

Emanuele: Il Donald Soffritti che stai scoprendo in questo periodo, presumo, è lo stesso che vedremo da qui in poi, che ha già affinato uno stile che potremmo già considerare definitivo?

Donald: Mi manca un ultimo passaggio. Perché quel dinamismo che avevo un tempo mi manca tanto. Dovrei quindi reintrodurlo e l'idea c'è. Appena finisco la mini serie di Pico De Paperis che sto attualmente inizio a lavorarci su. Non posso farlo adesso per un discorso di coerenza stilistica di una serie già avviata. Snaturerei troppo il prodotto. Essere professionisti vuol dire anche questo.

Emanuele: Ricordo che anni fa ti dedicavi molto a storie di Paperino Paperotto. Pico De Paperis, oggi, sta prendendo il suo posto sul podio tra i personaggi più disegnati da Soffritti?

Donald: La mia versione di Pico De Paperis piace molto e stiamo sfruttando il momento. Di storielline ne ho giò disegnate parecchie, appena termino questa chiedo di cambiare il soggetto. La stessa minestra tutti i giorni alla lunga stanca. Una volta ti avrei detto che il mio personaggio preferito è Paperino Paperotto, hai intuito, perché sono cresciuto con lui. Ma se me lo dovessero riproporre adesso lo ragionerei da capo, come gli altri, apportando i dovuti aggiustamenti. Ripartirei anche con lui dalle basi in un percorso nuovo, personale, lasciando sempre al personaggio ciò che gli appartiene.

Emanuele: Mi piacerebbe parlare anche di altri personaggi per i quali hai già portato a termine il tuo percorso di riscoperta...

Donald: Altro percorso, dove mi son divertito parecchio, è stato quello affrontato con Amelia per la storia che ho fatto di recente in due puntate, “Amelia e la numero uno del numero due” scritta da Roberto Gagnor in collaborazione con il regista Marco Ponti. In questa storia ho recuperato l'Amelia di Barks. Ho recuperato le posture originali, la sua recitazione, il suo sguardo, restituendole il suo carattere d’origine, rinfrescando solo un po' il segno. E' un personaggio femminile meraviglioso! La curiosità in questa storia è che ad un certo punto Amelia ha un cambiamento importante, acquista potere e cambia look. Indossa un abito da sera nero, lungo. Per una questione di femminilità mi ero sbilanciato mettendole un cenno di petto, come Paperina per intenderci, ma son dovuto tornare sui miei passi. Amelia è completamente piatta e me l’hanno fatta correggere. È giusto così. Comunque sia nel momento in cui approfondisci un personaggio dalle basi scopri quanto essi siano molto più interessanti di quanto uno sospettasse, andrebbero approfonditi tutti in maniera più dettagliata. Sto riscoprendo anche Paperoga andando a ripescare da Hubbard. Zio Paperone, poi, merita attenzione per quel carattere che ha; e Paperino stesso. Nella banda dei Topi sono molto interessanti anche i cattivi. Gambadilegno, Macchia Nera, che non ho avuto il piacere di disegnare di recente perché sono prevalentemente sui paperi. Dovessero un domani capitarmi avventure con loro, adotterei lo stesso iter di approfondimento partendo direttamente da Gottfredson che riusciva a muoverli e a farli recitare in una maniera sublime.


Cover di Soffritti per la serie "What if..." ©Disney/Marvel

Emanuele: Visto che stiamo spaziando un po', ti chiedo allora quali sono le ambientazioni con le quali preferisci confrontarti nel disegnare storie Disney. Ambientazioni prettamente estive, esotiche, avventure nei mari, oppure preferisci disegnare storie sotto la neve, invernali, magari dove è presente anche Babbo Natale?

Donald: Come ho detto, da disegnatore, variare è fondamentale così come per i personaggi. Prediligo storie di avventura dove ci sia del dinamismo, dell'azione, sono sempre stato forte lì. Nelle scene d'azione ho sempre dato il meglio. E quel Donald Soffritti prima del 2018/2019 era molto dinamico ma ci arriverò presto. Come ambientazioni va bene tutto, che sia nella jungla, sulla neve o che siano avventure sotto i mari, sono cose bellissime. Disegnare l'acqua e il mare mi affascina molto. Variare fa si che tutte le volte diventa una nuova sfida, ci si mette in discussione e quando c’è da mettersi in discussione, per come sono fatto, sia sul lavoro che nella vita, sono sempre in prima fila. E' un approccio fondamentale, indispensabile per la mia crescita personale.

Emanuele: Ricordo una mezza polemica di diversi anni fa, nata sui social, riguardo un errore dei redattori di "Topolino", per una storia da te disegnata ma erroneamente attribuita, nei credits, a Danilo Loizedda. Puoi parlarci brevemente delle dinamiche e dei risvolti? Cosa hanno fatto in redazione? Hanno poi provveduto a chiarire con delle errata corrige a riguardo... per rendere... come si dice... "a Cesare ciò che è di Cesare"?

Donald: Mi sto un po' disintossicando dai social, dico la verità e non ne sento la mancanza, nella maniera più assoluta. Per adesso è così. Vedremo, poi, in futuro. Hai riesumato un qualcosa che era finito nel dimenticatoio. Credo si trattasse di "Where's my water" (Dov’è la mia acqua), la serie con i coccodrilli che avevo fatto per la Disney Italia anche con Danilo. Erano storielline autoconclusive, o di due pagine al massimo a fumetti legate ad una game app. Successe semplicemente che qualcuno si sbagliò nel mettere i credits. Alle volte succede. È ovvio che quando ci lavori su tanto e vedi accreditato il tuo lavoro a qualcun altro ci si rimane male. Fortunatamente succede di rado, siamo esseri umani imperfetti e come tali sbagliamo. Fu comunque una cosa episodica, niente di che.

Emanuele: Torniamo a noi. Hai mai incontrato particolari difficoltà nel disegnare storie fantasy come "Alienor" o parodie Disney che si rifanno ai classici della letteratura, come "Topodissea"? E qual è il tipo di confronto che cerchi di solito con il tuo sceneggiatore per documentazioni iconografiche o altro? Chi è che fa il grosso del lavoro a riguardo?

Donald: Le storie che hai citato sono due cose distinte. La Topodissea l'avevo fatta con Roberto Gagnor e devo dire che Roberto mi aveva mandato un sacco di documentazione, poi io da disegnatore rincarai la dose perché quando parto con un progetto di questo tipo, quindi storico, passo sempre ore a fare ricerca online. Il problema dell'Odissea è che non si trovano reference fotografiche quindi la ricerca va fatta su dipinti illustrazioni, serigrafie e diventa più complessa, richiede più tempo. Come sai la documentazione è fondamentale e io sono uno che non lascia niente al caso. Per quanto nella Topodissea Roberto ha giocato molto con gli anacronismi per creare gags, giustificando eventualmente a cascata qualsiasi tipo di “imprecisione” storica dei dettagli, di mio, da pignolo, ho voluto documentarmi il più possibile per dare informazioni corrette. Capita che a volte non si trovi nulla soprattutto per determinati oggetti, non è sempre tutto documentato, quindi facendo la tara sul periodo storico si “improvvisa” con logica cercando di fare meno danni possibili. Devo dire che nell’arco degli anni gli sceneggiatori hanno cominciato ad allegare immagini di documentazione o link che aiutano tanto il disegnatore nell’essere il più possibile fedele, in linea, con quello che lo sceneggiatore stesso ha in mente, lavorando entrambi in funzione della riuscita della storia stessa. Per Alienor uguale, esattamente uguale, ma gli sceneggiatori francesi sono abituati da tempo a fornire reference al disegnatore. La cosa secondo me molto bella che c’è in questo momento, per diretta volontà di Bertani, è il contatto diretto tra disegnatore e sceneggiatore. A volte succede che a livello grafico si senta il bisogno di aggiungere una vignetta o accorpane due per avere più spazio e il confronto con lo sceneggiatore in maniera diretta facilita queste operazioni. Esempio banalissimo. Nella Topodissea quando Polifemo/Gambadilegno lancia il sasso nell'acqua, da sceneggiatura era in una vignetta singola. Avendo bisogno di più spazio per dare enfasi all’azione ho unito quella vignetta con quella successiva dove i nostri protagonisti, a mollo nel mare rispondevano a Gambadifemo. I dialoghi di botta e risposta si sposavano perfettamente, la scena prendeva respiro, funzionava molto. Ho fatto la bozza l’ho mandata a Roberto che ha approvato la scelta. Il risultato è quello che avete poi visto in stampa. Sono i famosi “dietro le quinte” che nessuno sa ma che succedono davvero spesso.

Emanuele: Quindi ti confronti sempre con lo sceneggiatore ogni qualvolta trovi difficoltà in qualche particolare di una storia? Oppure ti capita di trovare soluzioni anche da solo?

Donald: Il confronto con lo sceneggiatore è sempre d’obbligo quando si interviene su cambi o aggiustamenti di tiro della narrazione. Viceversa quando il problema è tecnico, quindi di disegno, il disegnatore deve risolverla da solo dall’alto della sua professionalità. Ad esempio con Marco Nucci, ne "Il torneo delle cento porte", ci sono stati aggiustamenti di tiro e di dialogo per certi passaggi della narrazione, che abbiamo affrontato insieme, ma la difficoltà che ho riscontrato di dover disegnare per quasi 5 puntate gente che tirava in porta, l’ho dovuta risolvere da solo. Ero andato un po' in tilt con le inquadrature, dopo un po’ avevo esaurito tutte le possibili varianti. Tra l'altro per ragioni narrative le vignette erano tutte singole, lo spazio era risicato. Ho dovuto aguzzare l'ingegno, documentarmi tanto e facendo molta attenzione nel creare meno ridondanza possibile, portarmela a casa.

Emanuele: Se dici che è stimolante confrontarsi con personaggi, situazioni e generi nuovi, deduco che il fantasy ti piaccia molto. Sbaglio?

Donald: C'è un certo tipo di fantasy che magari non amo particolarmente ed è quello strettamente legato ai draghi alle fate e agli elfi, forse un po’ troppo sfruttato negli anni e di conseguenza stereotipato, poco stimolante. Ma se uno sceneggiatore mi dovesse proporre un qualcosa di simile dove con un colpo di genio apre una nuova porta all’originalità allora mi ci metterei, sì. Nonostante tutto sto lavorando su un altro lavoro del genere di fantasy per la Mirage Comics che è legato alle "Cronache di Arda", Tolkien. Il primo volume è uscito l'anno scorso a Lucca Comics, di mio c'era solamente una illustrazione; nel secondo, uscito questo fine aprile per il Napoli Comicon, fatto sempre a tre capitoli, un capitolo l'ho disegnato e colorato io. Questo tipo di fantasy mi sta piacendo. Ci sarà un terzo volume che inizieremo credo a giugno, e anche lì un altro capitolo di dodici pagine lo disegnerò e colorerò io. Devo dire che Tolkien mi piace molto,mettendo in discussione i miei gusti di generi letterari. Io ho sempre odiato la trippa fino a quando in età adulta riassaggiandola mi è piaciuta. C’è sempre il momento giusto per tutto, è solo questione di darsi delle possibilità e non ideologizzare nulla.


Una pagina del volume "Le cronache di Arda 2" ©Mirage Comics

Emanuele: E allora torniamo un po' indietro. Perché nel corso della tua carriera finora, non solo ti sei confrontato con ambientazioni classiche ed esotiche, storie avventurose e fantasy, ma esordisci come vignettista sul quotidiano "Il Resto del Carlino" di Ferrara. Nel 2010 iniziasti poi con Roberto Corradi la tua collaborazione a "Il Fatto Quotidiano", pubblicando nel tempo 60 strip satiriche scritte dallo stesso Corradi; finita l'esperienza con il Fatto, approdasti a "Pubblico" di Luca Talese per l'inserto "Yanez". Erano le tue prime esperienze, quelle, nel campo della satira? E il salto, a livello stilistico, tra un genere e l'altro (l'umoristico e il satirico), era già allora per te positivamente compensato dal fatto che il tipo di disegno in entrambi i casi è pur sempre caricaturale (e quindi non hai avuto troppe difficoltà nell'approccio), o ti sei dovuto reinventare in qualche modo per un avvicinamento più ottimale? Ricordo che, fedele al tuo stile, definisti al tempo le tue personali interpretazioni di personaggi politici, come Berlusconi, come Veltroni, Bersani, Bossi, Maroni e Alfano, in maniera originale a mio avviso, oltre che personaggi del mondo del cinema (il cast al completo de "I soliti ignoti") e della cultura (Piero Angela e Roberto Vecchioni) per parodie anche qui. Ma per questo tipo di lavoro hai mai avuto dei riferimenti tra i tuoi colleghi fumettisti o tra i vignettisti più in voga nel panorama satirico italiano? Puoi parlarci di questa esperienza?

Donald: La tua domanda se non ho capito male intende chiedere fondamentalmente da dove provengo, a livello grafico e stilistico, nel campo satirico. Non c'avevo mai pensato, ma sicuramente vengo da Forattini. Sono sempre stato un appassionato di Forattini, da ragazzo compravo i suoi libri che uscivano puntualmente a Natale e di politica non ne sapevo nulla. Mi piacevano i disegni, il suo stile, la sua sintesi, la linea chiara e come caricaturista era bravo. I personaggi erano tutti azzeccati. Io sono stato sempre un appassionato della caricatura, raccoglievo le caricature di Walter Molino che venivano pubblicate su "Tele Sette", ne avevo trecento o quattrocento, non ricordo. Le mie prime e timide caricature le ho iniziate a fare alla scuola media. Poi sono migliorato molto alle superiori. Avevo un quadernino dove avevo caricaturizzato i professori, un classico, che ha fatto il giro dell'istituto non so quante volte. Ogni tanto bussavano alla porta durante le ore di lezione, dalla quale sbucava uno dei miei professori che mi diceva: «Donald, mi dai il tuo quaderno delle caricature per favore? Devo farlo vedere a qualcuno». E lì sono venuto fuori, questa cosa mi è rimasta. Quindi, tornando a noi, Forattini ha completato l’opera.

Emanuele: Quando parli di caricature di professori in un quaderno di scuola, mi riporti con la mente agli inizi di Jacovitti. Anche lui al tempo iniziò così. Pensa che la signora Carlomagno gliela aveva ispirata, nella concezione e nella grafica, proprio una sua professoressa.

Donald: Quando entri in quella dimensione, quella della caricatura, difficilmente ne esci. Di mio posso dirti che, a livello di satira, sono stilisticamente un'evoluzione di Forattini. Ovvio poi che ho aggiunto quel tocco cartoon-fumettistico legato al mio percorso professionale che ha arricchito il tutto con una ventata di freschezza. Ricordo che le strippone, come le chiamava Roberto Corradi che le scriveva, piacquero parecchio. Impegnative, perché erano belle grandi, cartacee, le disegnavo e le coloravo in digitale, quindi c’era tanto lavoro dietro. Purtroppo dopo un anno l’avventura finì. L’intero staff del "Misfatto" (si chiamava così l'inserto satirico del Fatto Quotidiano) venne sostituito in blocco con un nuovo staff, capitanato da Stefano Disegni. Da lì, emigrammo su "Pubblico", quotidiano di Luca Telese che, ahimé, fallì dopo poco tempo e la collaborazione con l’amico Roberto Corradi si interruppe per cause di forza maggiore. A livello professionale non mi sono più proposto come disegnatore satirico, la cosa è naufragata. Nonostante tutto per piacere mio personale qualche disegnetto a carattere satirico lo faccio ancora. Posso dire di avere vissuto un periodo d’oro della satira, solo della satira sia chiaro, ovvero il periodo Berlusconi. Ogni giorno ne tirava fuori una delle sue, c’era solo l’imbarazzo della scelta. Tornando allo stile, quel tipo di caricaturale che faccio mi piace molto, mi diverte. Mi è rimasto molto nel cuore l’adattamento parodistico-politico di Corradi, ci siamo divertiti davvero tanto. La mia avventura satirica per adesso è terminata lì, un domani vedremo, chissà!


Donald Soffritti al Cortona Comics 2023


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Emanuele Upini