Quando le inquadrature sono trite e ritrite
Ventiquattresimo post del "corso" di scrittura creativa e narrazione di Marco Cerri:
L’estate è ormai finita: il gran caldo dei mesi scorsi si è smorzato, accompagnandoci flebile fino a settembre. Torna la scuola (e noi, con le lezioni del corso di scrittura creativa), torna l'autunno... e, come da tradizione, variano le abitudini di tutti, col cambio di stagione: in cucina è tempo, sì... di preparare squisiti minestroni! Aggiungi un "primo piano" e mescola 5 volte in senso orario, attendi 10 secondi e aggiungi un pizzico di "primissimo piano"… Come, signor Finningan?! Non è qui a studiare pozioni?! Beh, in tal caso procediamo con la lezione tradizionale di sceneggiatura... ma si ricordi che sceneggiare è come cucinare; o, in questo caso, creare una pozione che farà sognare il potenziale pubblico!!
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Basta così, bando alle ciance e riprendiamo il nostro discorso interrotto la volta scorsa circa piani e campi in dettaglio, perché come recita un noto detto: “Chi ben comincia… è a metà dell’opera!”.
Bene: partiamo subito con l’analisi del Primissimo Piano, anche noto in sceneggiatura come P.P.P. (o PPP). Inquadra il viso tanto da vicino da escluderne del tutto o in parte i contorni tagliati dai margini della vignetta. E’ questa, l’inquadratura più stretta che possiamo applicare al nostro personaggio e in sceneggiatura si cita descrivendone SEMPRE l’espressione che viene assunta da chi ne è inquadrato, come possiamo vedere nella figura sottostante:
In una ipotetica sceneggiatura si descriverebbe in questo modo:
1) P.P.P. di John allegro e contento
2) P.P.P. di Liuk accigliato e pensoso
Data l’estrema vicinanza del volto al lettore, tale inquadratura non ci mostra nulla dell’ambiente circostante quindi è superfluo sapere se è giorno, notte o all’aperto o in una stanza. Tuttavia, quando la vignetta apre una nuova scena, è importante e opportuno indicare almeno la situazione generale che varia le condizioni di illuminazione, ma rimandando tale descrizione alla vignetta successiva, ad esempio:
3) Esterno, notte, P.P.P. di John allarmato, illuminato da una luce proveniente dall’alto. Vedi anche seguente.
Il PPP è un’inquadratura di grande e forte impatto che sottolinea le emozioni, i pensieri e le azioni del personaggio. Serve per evidenziare una goccia di sudore, una ruga di tensione, una vena che pulsa di rabbia, una lacrima ecc. Se vogliamo riprendere il personaggio mentre parla non è necessario usare questa inquadratura, se non mentre sta dicendo una frase d’impatto o qualcosa di vitale.
Invece per quanto riguarda il Primo piano, anche citato in sceneggiatura come P.P. (o PP) possiamo dire che viene usato per mostrare una distanza un pochino superiore rispetto al precedente, giusto quello che basta per mostrare i lineamenti del volto intero e magari un accenno al contesto.
In sceneggiatura si scrive uguale al PPP aggiungendo in principio di descrizione anche quel poco che c’è di visibile del contesto/ambiente:
1) Esterno, notte, P.P. di un ragazzo dall’aspetto curato, accigliato e sospettoso. Dietro di lui, il buio lo circonda quasi rapito nell’oscurità.
O ancora;
2) Esterno, giorno, P.P. di una giovane donna sorridente, dietro di lei uno scorcio di campagna.
Anche nel caso del PP focalizziamo l’attenzione sul personaggio e le emozioni a lui connesse. Ma come abbiamo visto, riusciamo in qualche modo a far passare qualche dettaglio per descrivere anche l’ambiente circostante, quasi a far sottolineare il fatto che ciò che lo turba o lo rallegra è qualcosa che è li accanto a lui. Attenzione: la differenza fra queste due inquadrature è minimale per l’autore ma molto sensibile per il lettore. Attenzione a fare la scelta appropriata!
Con queste due inquadrature possiamo sottolineare dei dettagli importantissimi del personaggio facendoli passare come tali anche a l lettore, quasi a indicargli di tenerselo bene a mente quel tal personaggio, perché è importante nella storia e lo reincontrerà.
Nel caso in cui il disegnatore non avesse la descrizione del personaggio interessato nella “Bibbia dei personaggi”, sarà molto importante e utile descriverlo in fase di art notes; così:
1) Interno, giorno, corsia di un grande centro commerciale, P.P. di un uomo di mezza età ben curato, acconciatura pulita e ordinata, con un sorriso enigmatico, che guarda in direzione opposta a lui quasi a sottolineare la sua importanza rispetto agli altri e come se fosse deciso ad effettuare una mossa sinistra.
Puntini o no?
PPP o P.P.P. e PP o P.P. è lo stesso, l’importante è usare la stessa sigla in tutta la sceneggiatura per questioni di coerenza e per non far passare l’idea di una scarsa professionalità. Decidete voi l'abbreviazione che più vi si confà... e usate sempre quella!
Ma... in campo o fuori campo!? Se un personaggio sente qualcuno parlare o un rumore fuori campo, come si sceneggia!? Purtroppo lo spazio a mia disposizione per questo mese termina qui; ma nel prossimo articolo vedremo le ultime battute circa PPP e PP... e voi state attenti con quei mestoli a non rigirarli troppo o vi esploderanno i calderoni!!! Attenzione che gli esami di fine anno per aspiranti stregoni sono alle porte…
Alla prossima!
Visitate il blog di approfondimento www.loscrittorecreativo.blogspot.it, spazio entro il quale Marco Cerri ogni mese, parallelamente al corso pubblicato su IMIM, risponderà ai vostri messaggi trattando di soggetti, idee e storie da correggere o per qualsiasi domanda che esiga una risposta riguardo al lavoro dello scrittore/sceneggiatore che potrete mandargli all'indirizzo marcocerri1@me.com.
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Marco Cerri