In questo tutorial proverò a elencare velocemente tutti i passaggi che eseguo per disegnare una tavola a fumetti.
Tenete presente che io non sono un professionista: il mio è, infatti, un metodo “a prova di idiota” (eheheh...) che sconsiglio di prendere proprio come vangelo. Alcuni passaggi potranno sembrare ridondanti e andare a rallentare, effettivamente, il lavoro, ma sono comunque sicuramente utili alla maggior parte delle persone alle prime armi.
Step 1: Storyboard
Partite da uno storyboard fatto velocemente ma che dia un’idea abbastanza precisa della totalità della tavola. Se state lavorando a tante tavole insieme, consiglio di finire prima gli storyboard di tutta la storia o almeno della scena a cui state lavorando prima di mettervi a disegnare la tavola, per evitare errori di sequenzialità.
Non serve assolutamente mettere dettaglio in questa fase, ma è necessario avere ben chiare inquadrature e prospettive. Io consiglio di dare già una divisione tra bianco/nero o (se le tavole sono colorate) tra caldo/freddo per avere da subito un’idea del bilanciamento della tavola. Occhio anche a calcolare lo spazio necessario per il lettering, o dovrete cambiare inquadrature successivamente.
Step 2: Riferimenti fotografici
La chiave per riuscire a disegnare qualche cosa è... conoscerla, tale cosa; e a meno che non stiate disegnando un soggetto che conoscete a menadito, vi consiglio di prendere dei riferimenti visivi. E tanti. Per il personaggio di questa vignetta, ad esempio, mi sono fatto addirittura due foto, nella stessa posa: una per studiare la luce e una per vedere l’anatomia nel suo insieme. Anche i palazzi e i fregi vengono da un miscuglio di architettura gotica e barocca e da illustrazioni dei bestiari medievali per fare le statuine mostruose che vedete sparse un po’ ovunque.
Nel caso di luoghi fantastici non vi fate troppi problemi a mescolare tra loro cose che non hanno relazione nella realtà, ma cercate comunque di uniformarle a uno stile coerente: non basta prendere un pezzo da una cosa e uno da un’altra, dovete cercare di fondere tutti questi pezzi assieme tra loro.
Se non trovate un riferimento adatto, non fatevi condizionare: ricordate che la foto è un aiuto per raggiungere un fine e non basta ricopiarla, bisogna comprenderla e quasi sempre modificarla in base alle proprie esigenze... ma mai modificare l’ideale iniziale facendosi influenzare proprio dal riferimento.
Step 3: Schizzo
A questo punto riporto su un foglio A3 la gabbia della vignetta e poi su altri fogli ricalco le closure vignetta per vignetta e schizzo queste, partendo dalla prima. Mi baso su tale procedura per vari motivi:
1) Avere piu chiara la prospettiva, potendo continuarla fuori dalla closure per rendermi maggiormente conto di eventuali errori;
2) Capire meglio i piani d’appoggio delle figure e il loro movimento complessivo, in modo da riuscire a ottenere pose piu convincenti: il movimento del corpo parte dalle gambe, anche se quello che inquadriamo è solo un mezzobusto;
3) Non avere problemi se finito lo schizzo mi accorgo che l’inquadratura ha bisogno di essere centrata diversamente dentro la closure, anche se di pochi millimetri.
Se lavorate in digitale ovviamente non avete bisogno di lavorare su fogli singoli, ma il discorso alla base vale comunque: la closure non è uno spazio dentro il quale disegnare, ma una finestra sul mondo che state cercando di rappresentare; e a voi tocca conoscere anche quello che non si vede per rendere l’insieme il più convincente possibile.
Appena sono soddisfatto del mio schizzo, lo ricalco su un foglio di qualità decente col tavolo luminoso, usando una matita colorata che mi permetterà di dare una definizione finale al tutto. Anche in questo caso, in digitale si risparmia un sacco di tempo: basta usare un pennello adatto e, se serve, schiarirlo dopo (vedi anche: Photoshop: realizzare una vignetta utilizzando i livelli).
Step 4: Definizione e inchiostro
Definisco con la matita i dettagli in modo da non lasciare nulla al caso durante gli inchiostri, a parte le cose che a seconda dello stile di disegno hanno necessità di essere fatte in maniera istintiva (come le texture della pietra per esempio): in casi simili, fate delle prove a parte con l’inchiostro prima di andare sulla vostra bella tavola.
L’inchiostrazione è una brutta bestia, resa ancora più brutta dalla quantità di tempo che richiede e dal fatto che molti la sottovalutano, ma in realtà è una parte cruciale. Fondamentale è anche la scelta degli strumenti e, purtroppo, l’unico modo di sapere con cosa vi trovate meglio è provare tutto quello che vi capita sottomano, senza farsi scoraggiare dalla difficoltà nel padroneggiare pennelli e pennini: io, ad esempio, dopo aver odiato a lungo il pennello, ora lo trovo assolutamente indispensabile.
Uso una discreta quantità di cose: china windsor&newton, pennello windsor&newton serie 7 misura 1 (in rari casi il 2), penne a china micron o simili da 005 a 08 (anche se 02 e 04 sono evitabili volendo), squadrette di varie misure (averne un paio molto piccole è davvero comodo), penna gel o a vernice bianca e lametta da barba per correggere gli errori. Come supporto uso carta da lucido per inchiostrare sopra le matite, principalmente per il fatto che con la lametta da barba si può correggere con una facilità e precisione decisamente superiori a quelle della carta e si possono anche ottenere effetti particolari. Attenzione, però, se volete provarla: non è facilissimo trovarne di buona qualità e la maggior parte di quella che troverete in giro ha grammature bassissime e reagisce male a quasi tutte le chine in commercio.
Le regole base dell’inchiostrazione sono tante, come: usare contorni più grandi per gli oggetti più vicini o usare la quantità di nero o di tratto per dividere i piani di lettura. La realtà, comunque, è che quello dell'inchiostro è uno step estremamente personale ed è dura dare indicazioni che valgano per tutti. Quello che consiglio è di provare a inchiostrare tavole di diversi autori partendo da uno scan delle matite: presto vi farete un’idea di quello che è nelle vostre corde, di quanto dettaglio inserire nelle tavole (in genere, meno di quello che vi aspettate) e di quali accorgimenti potrete incorporare nel vostro personale stile di inchiostrazione.
Assicuratevi di usare gli stessi materiali che usa l’autore o l’inchiostratore che avete preso come riferimento, per avere un risultato finale fedele a quello che vedete su carta.
Questo è come la vignetta che abbiamo preso in esame appare ad inchiostrazione finita, pubblicata online sul blog di Welcome to Mahkrapolis.
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Bartolomeo Argentino