Avventure in grande formato: intervista a Fabio Civitelli

Siamo oggi nello studio del fumettista aretino Fabio Civitelli, tra i principali disegnatori di Tex, per parlare dell'ultima uscita dei romanzi a fumetti di casa Bonelli: uno speciale, pubblicato in occasione del settantacinquesimo compleanno del personaggio ideato da Aurelio Galleppini e Gianluigi Bonelli nel 1948.

Articolo già pubblicato sul periodico Fumo di China n.334 dell'ottobre 2023.

Emanuele: Fabio, puoi parlarci di questo tuo interessante progetto?

Fabio: In realtà i progetti sono due, anzi tre (ride)... perché attualmente ho altre storie in ballo. Ce n'è una per la serie regolare, un western classico diviso in due albi scritto da Pasquale Ruju; poi ho realizzato le prime quindici pagine di un'avventura disegnata a più mani per il magazine che uscirà a novembre, e le tavole del cartonato che, come dici, fa parte dei romanzi a fumetti di Tex, uscito pochi giorni fa, dal titolo "La fonte della giovinezza", scritto da Giorgio Giusfredi. Devo dire che fortunatamente sono riuscito a consegnare il lavoro nei tempi previsti, cioè a metà luglio. Ricordo infatti le maggiori difficoltà dell'anno scorso, per la storia di Mefisto.


Copertina del volume
©SBE

Emanuele: Si tratta di un volume a colori...

Fabio: Sì, a colori. Abbiamo una nuova colorista che si chiama Laura Piazza, veramente molto brava. Per certi versi si tratta di una ligne claire, un po' alla francese, e il colore ci ha aiutato a dare delle ombre e dei chiaroscuri che avrei fatto altrimenti con i miei classici puntini.

Emanuele: Un nuova sfida, quindi?

Fabio: E' stato un lavoro piuttosto impegnativo, diverso dalla serie regolare per impaginazione, e per tematiche anche. Ti ho fatto vedere qualche tavola. La storia è piuttosto originale, sebbene riprenda filoni ormai classici, di storie con i Pueblos, gli Hopi, i Navajo. Graficamente ci siamo permessi soluzioni diverse da quelle che si trovano invece nella serie regolare: la gabbia cambia quasi da tavola a tavola, si trovano vignette grandi, e addirittura doppie pagine con panorami immensi. Cose che si vedono negli albi francesi e americani... e ora un po' anche su Tex.

Emanuele: I cartonati si distinguono dalle serie regolari prevalentemente per via di una maggiore libertà di impaginazione, oltre che al fatto che solitamente propongono situation insolite...

Fabio: Infatti certe vignette sono esageretamente grandi e altre sono molto più piccole della serie normale, per sottolineare una certa velocità di lettura. Il paesaggio in genere è molto grande, il primo piano è piccolo perché ha bisogno di meno particolari. E in questo devo dire che Giusfredi mi aveva dato dei layout molto ben studiati. Giorgio è molto attento a queste cose.

Emanuele: Ti sei trovato bene, quindi, a lavorare con Giusfredi?

Fabio: Indubbiamente. Perché noi discutiamo molto pagina per pagina, vignetta per vignetta. Io faccio le matite, e si modificano le matite; poi faccio gli inchiostri, e a volte si modificano anche quelli. Le matite sono sempre piuttosto dettagliate, perché il mio è un disegno molto realistico e quindi anche le ombre, ad esempio, me le studio già con la matita. Il lavoro oggi è diverso rispetto a dieci o quindici anni fa, quando erano rari i ritocchi. Lavoravo pagina per pagina: facevo una pagina a matita, poi la inchiostravo... e spedivo un pacchetto ogni mese, quando avevo dieci o quindici tavole. Oggi no, c'è modo di comunicare in tempo reale. Addirittura a volte con WhatsApp ci mandiamo le cose. La differenza rispetto allora, nella modalità di lavoro, sta proprio nel fatto che oggi c'è una maggiore interazione dovuta all'utilizzo che facciamo con internet e i sistemi di comunicazione.

Emanuele: Una foto e via?

Fabio: Esatto. Una foto e via. Chiedo: «Ti va bene così?», e Giorgio: «No guarda, fai questa correzione...». Lui prende una fotocopia, me la scarabocchia e me la rimanda con WhatsApp. Lavoriamo a stretto contatto, anche se io sono ad Arezzo e lui è a Lucca o a Milano: nei giorni lavorativi è a Milano e nel fine settimana a Lucca. E' come se fossimo insieme. Così, se c'è qualche cosa che non ho ben capito o che non ha spiegato bene lui, o non funziona... la correggiamo.

Emanuele: Entriamo un po' più nella storia. Raccontiamo qualche particolare riguardo l'ambientazione?

Fabio: La storia è tutta ambientata all'interno delle riserve Navajos e Hopi che sono in Arizona, e che esistono ancora. Tra l'altro la riserva Hopi è all'interno della riserva più grande dei Navajos. Ora, noi ce ne siamo inventata una, di riserva, a nostra immagine... nel senso che ci piaceva a livello narrativo che fosse in un certo modo. Però è verosimile, è realistica... e in più ci sono un paio di sorprese proprio sul tema trattato. Tex, fra l'altro, ha la particolarità di essere sempre vestito da Aquila della Notte. A me piace molto disegnarlo come indiano. Lo stesso Kit, il figlio di Tex, lo vediamo vestito da Piccolo Falco.


Alcune vignette del volume La fonte della giovinezza, disegnato da Civitelli

Emanuele: Spenderei due parole anche sugli altri personaggi. Avendo visto le tavole (e a dire il vero giorni fa in anteprima), a mio avviso meritano in questa intervista di essere citati.

Fabio: Ci sono dei personaggi che in passato abbiamo già visto. Interagiscono con Tex, qui invecchiati perché li abbiamo visti una volta, o più, da giovani. Hanno una parte importante in questa storia. Ed è presente un flash-back che si rifà a un'avventura del passato. Ci sono elementi particolari, diversi, interessanti. La storia è veramente creativa per certi versi. Una volta ho detto a Boselli: «Mauro, secondo me con questa uscita alcuni lettori faranno un salto sulla sedia!»; e Mauro: «Bene! E' quello che vogliamo!».

Emanuele: Un grande disegnatore come te, dove inserirebbe idealmente questo progetto volendo collocare in qualche modo i propri lavori in una classifica di merito?

Fabio: Per me questo è un lavoro veramente importante. Forse il più importante di tutta la mia carriera, insieme al "Texone". Perché... guarda quanti autori hanno lavorato per i cartonati: alcuni sono autori al di fuori dello staff di Tex, altri sono autori fortemente rappresentativi... e quindi per me è una specie di promozione per certi versi. Io la considero una promozione. E la cosa mi era già stata fatta balenare ai tempi di Mefisto, quando dalla redazione mi dissero: «Siamo contenti del tuo lavoro e abbiamo pensato come prossima uscita di fare un cartonato!». Poi la sceneggiatura non era pronta e allora iniziai la storia di Ruju che ho dovuto interrompere e riprendere dopo questa. Ma anche il lavoro con Ruju è interessante, ha come co-protagonista un cowboy di colore...

Emanuele: Un'altra storia della serie regolare, come abbiamo accennato all'inizio di questa intervista?

Fabio: Sì, quella andrà nella serie regolare e sarà di due albi. Fra l'altro il cowboy nero è un personaggio realmente esistito...

Emanuele: Non si può anticipare nulla a riguardo?

Fabio: Mah... in realtà qualcosa si può dire: è un allevatore che diventò molto ricco negli anni della maturità. Si chiamava John Ware e lo vedremo da giovane, che viene accusato di un omicidio. Chiaramente, e purtroppo, al primo nero che trovano, gli fanno: «Sei stato te!», nella "normalità" della società di quei tempi. E' una storia molto interessante, basata sulle peripezie di un uomo che dagli Stati Uniti sarebbe poi andato in Canada, per mettere su un ranch e diventare anche piuttosto ricco. Addirittura in Canada hanno fatto un film su di lui. E' difficile pensare che in quegli anni un uomo di colore riuscisse a diventare padrone di un ranch. Tutti pensano al nero come schiavo...

Emanuele: Addirittura so di qualche indiano che si era adeguato alla nuova vita, ai tempi del West, e alla nuova società portata dagli europei. Qualche indiano aveva infatti i propri schiavi...

Fabio: Adesso ci sono indiani ricchi, quelli che hanno i casinò. Anche in Florida parecchi casinò sono in mano a degli indiani che hanno fatto un sacco di soldi. In Arizona i Navajos hanno parecchie case da gioco e parecchi alberghi.

Emanuele: Insomma, la serie di Tex è veramente molto ben curata. Una serie tradizionale, con i propri paletti, nella quale però gli sperimentalismi che la casa permette di fare in speciali come i cartonati, ci mostrano una vitalità che forse qualche anno fa nessuno dava per scontata?

Fabio: Vedi Emanuele, il discorso è questo: quando si dice «Il fumetto popolare...», «Il fumetto d'autore...», si pensa sempre che il fumetto popolare sia un prodotto un po' tirato via... ma ormai non c'è più questa distinzione. Il fumetto è d'autore se fatto bene... e non è d'autore se invece è fatto male. Ma questo dimostra che una serie storica, collaudata, con dei canoni molto precisi, può essere lo stesso estremamente creativa. Anche con dei paletti, per esempio, perché si dice: «Tex non può fare questo, Tex non può fare quello...», però i volumi e gli albi sono belli ugualmente. Quando gli scrittori sono bravi, e i disegnatori li seguono, la storia non può che essere creativa. Tu pensa a Superman. Come fai a scrivere una storia di uno che è invincibile, che vede tutto da lontano, che vola, che ne fa di tutte?! E che senso hanno le sue storie?

Emanuele: E invece ci sono uscite bellissime. Anche se sembra impossibile, si fanno.

Fabio: Questa è la capacità degli autori di lavorare sui personaggi, sul passato dei personaggi come ad esempio nella serie "Tex Willer" che sta andando molto bene: è una serie interessantissima perché ti fa vedere cose di Tex che non si erano mai viste, che però sono plausibili con il personaggio. Infatti Boselli sta lavorando intensamente su questa serie, ci crede molto perché è un bel progetto. Io vedo lettori storici di Tex che apprezzano molto anche Tex Willer. Non per niente Tex è il fumetto più venduto, e secondo me con queste nuove uscite - per esempio quest'anno le uscite celebrative come l'albo di giugno, scritto sempre da Giusfredi e disegnato da Alfonso Font - potrebbero attirare anche un pubblico diverso perché non sono le classiche storie di Tex. Io spero che qualche giovane che leggerà il mio cartonato si possa appassionare a Tex per poi comprare anche la serie regolare.


Fabio Civitelli nel suo studio di Arezzo


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Emanuele Upini