Diritto al nuovo anno!

Quando le nostre storie rivendicano i propri diritti legali

Ventinovesimo post del "corso" di scrittura creativa e narrazione di Marco Cerri:

A un party di Hollywood – sostiene una storiella attribuita a uno dei più celebri autori televisivi statunitensi – è facile indovinare di cosa si occupi ogni invitato ascoltandone i discorsi. Se qualcuno ha per argomento campi, piani e tagli allora... questo "qualcuno" è un regista; un attore parla esclusivamente di sé, mentre chi discute di soldi... è sicuramente uno sceneggiatore. L’aneddoto si riferisce ai colleghi cinematografici, nondimeno è vero che chi sceneggia, per lo schermo come per la carta, di solito è attento ai risvolti economici della professione. Forse perché la nostra è un’attività dai contorni imprecisi, che spesso si fa più per passione che per calcolo, ma che il fattore soldo ufficializza come un “lavoro vero”.

Era intuibile che prima o poi saremmo arrivati a una lezione riguardo il diritto d’autore, che tutela la nostra proprietà sulle opere che produciamo e la possibilità di ricavare da esse un guadagno. Questa parentesi rappresenta un break dalle solite lezioni del corso... un regalino natalizio, un qualche cosa di "pertinentemente" diverso!

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Affrontiamo il tema partendo da una premessa: io non sono un contabile o un avvocato e ciò che posso dirvi l’ho imparato studiando, dalle lezioni del mio tutor di sceneggiatura dagli anni di corso Disney. Il discorso vale soprattutto per il contesto nazionale, che tuttavia però non è poi tanto diverso da quello europeo e delle nazioni occidentali in genere, che tramite alcune convenzioni (la più datata risale addirittura al 1886) hanno imparato a riconoscere l'importanza della tutela agli autori. Alcuni pochi Paesi affermano, sempre per motivi politico-ideologici, che l’immaginazione sia di proprietà del popolo... ma questo è un discorso che al momento non ci interessa approfondire.

Una delle cose che mi sento chiedere più spesso è: “cosa devo fare per registrare i miei diritti sulle storie che scrivo e/o sulle tavole che disegno?". La risposta è... "niente!". Nel momento in cui si crea, la legge stabilisce che le opere sono nostre e nessun altro oltre a noi può utilizzarle. Neppure senza scopo di lucro, cioè senza guadagnarci sopra: chi lo facesse, è tenuto a chiedere il permesso e/o a dichiarare per iscritto accanto all’immagine che i diritti sono di altri. Altro caso è quello di licenze tipo "creative commons", delle quali molto probabilmente parleremo in altre lezioni. Per il momento, generalizzando, prendete per buono quanto detto.

Il diritto d'autore si caratterizza sostanzialmente nel "diritto morale" e nel "diritto d'utilizzazione economica".

Il Diritto morale sta a significare come a nessuno sia permesso adoperare ciò che avete creato per farne un qualcosa a discapito della vostra immagine. Nemmeno se già avete ceduto – del tutto o in parte – i vostri diritti in cambio d’un compenso, che è quello che normalmente fa un autore di fumetti con il suo editore.

Il Diritto d’utilizzazione economica (o patrimoniale) sta a significare invece che se qualcuno è disposto a pagare per leggere le vostre storie, i soldoni che questo sborsa devono finire nelle vostre tasche. Per commercializzare una storia, tuttavia, è necessario (non parlando del web) che questa sia stampata e distribuita nelle edicole o nelle fumetterie: ci pensa l’editore, al quale necessariamente sarà riconosciuta una fetta degli incassi finalizzata anche a sostenere le spese della struttura industriale.

A questo punto di solito sorge spontanea un’altra domanda: “se cedo i diritti, significa che non sono più veramente io l’autore della mia storia?” Per carità, ci mancherebbe altro! Con i diritti, l’autore cede soltanto – di nuovo "del tutto" o "in parte" – la gestione editoriale e una (grossa) parte dei proventi, ricevendo in cambio il pagamento di un corrispettivo. Ed è qui che viene fuori l'importanza del "tutto" o "in parte”.

Quali e quanti diritti cediamo all’editore, tutti o una parte? In certi casi, esclusivamente quelli di pubblicazione per un’unica edizione, con determinate caratteristiche come l’aspetto o il formato. Se l'opera avrà successo, poi, l'editore avrà il diritto di ristampare ma, qualora intendesse realizzare una versione speciale per collezionisti, nel formato delle tavole originali e con la copertina rilegata in oro ad esempio, sarà sottoscritto un nuovo accordo. In altre casistiche, cediamo diritti più estesi: l’editore può stampare tutto ciò che vuole, riconoscendoci una percentuale sulle vendite per ogni diversa edizione. Altre ancora, specie per quanto riguarda le storie scritte o disegnate per serie che non siano originali, può capitare di vendere integralmente i diritti su di esse: l’editore li pagherà per intero una sola volta, dopodiché potrà sfruttare la storia come crede e il ricavato sarà tutto suo. Secondo il tipo di cessione, ovviamente, cambia anche la natura del compenso (avviamo già detto come in taluni casi, l’autore riceve soltanto una percentuale sul venduto).

Su quale possibilità ci conviene scommettere? Ahimé, non è un problema, poiché normalmente è l’editore a decidere le condizioni dei contratto. Solo gli autori più famosi possono (a volte) tentare di negoziare.

Quando quella che proponiamo è una nostra storia originale o una serie con nuovi personaggi di nostra invenzione, dobbiamo poi considerare anche i cosiddetti diritti secondari, ossia quelli per l’eventuale realizzazione di libri, disegni animati, giocattoli, gadgets, quaderni, cessione a editori stranieri per le pubblicazioni in lingue diverse e così via. Restano, questi, di nostra esclusiva proprietà? Oppure accettiamo di dividerne eventuali guadagni con l’editore, magari a patto che sia lui a cercare aziende e società di produzione cinematografica e televisiva cui magari cederli? Vale ovviamente quanto detto finora.

Per concludere, diamo uno sguardo alla data di scadenza. Già, perché i nostri diritti non sono eterni, anche se per fortuna si conservano un po’ di più delle uova di giornata o del latte fresco. Si maturano nello stesso istante in cui si crea l’opera e hanno una durata di settanta anni dopo la morte dell’autore, quindi possiamo lasciarli in eredità ai nostri nipoti. Trascorso tale periodo, l’opera diventa di pubblico dominio... per cui, se nell'ipotesi in cui nel 2360 d.c. qualcuno dovesse ritrovare una vostra storia in un archivio dimenticato e, entusiasta per la scoperta d’un simile capolavoro perduto, la ripubblicasse in simulprint 3D o qualsiasi altro tipo di media si potrà mai utilizzare in quel futuro, non dovrà versare ad alcuno un solo Euro o qualsiasi altra eventuale moneta! A meno che, negli anni, con l’astuzia tipica di noi fantasiosi autori di fumetti, non vi siate fatti collocare in animazione sospesa…

Torno alla mia cioccolata calda, ragazzi, a leggere in compagnia del mio cane in attesa di partire per il Capodanno a Londra! Vi auguro un sereno Natale e uno splendido 2018 ricco di soddisfazioni e ricompense, auguri di cuore a tutti!


Visitate il blog di approfondimento www.loscrittorecreativo.blogspot.it, spazio entro il quale Marco Cerri ogni mese, parallelamente al corso pubblicato su IMIM, risponderà ai vostri messaggi trattando di soggetti, idee e storie da correggere o per qualsiasi domanda che esiga una risposta riguardo al lavoro dello scrittore/sceneggiatore che potrete mandargli all'indirizzo marcocerri1@me.com.


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Marco Cerri